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Ugo Celada da Virgilio 1895-1995

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Ugo Celada da Virgilio 1895-1995

Ugo Celada nasce nel 1895 a Cerese, in provincia di Mantova, oggi chiamato Borgo Virgilio, toponimo con cui firmerà le sue opere, rifacendosi alla tradizione dei maestri antichi che venivano identificati secondo il luogo di provenienza: per lui questa è una dichiarazione programmatica di poetica ed una scelta di campo nel dibattito degli anni Venti tra Avanguardie storiche e Ritorno all’ordine. Fin da giovanissimo mostra una spiccata predisposizione artistica, arrivando a formarsi all’Accademia di Brera a Milano.

A undici anni si iscrive alla Scuola di Arti e Mestieri di Luzzara (Reggio Emilia) per passare poi alla Regia Scola d’Arte Applicata di Mantova. Grazie a una borsa di studio può infine frequentare l’Accademia di Brera di Milano partecipando ai corsi di Cesare Tallone.

Nel 1914 abbandona gli studi per arruolarsi come volontario. Tornato dalla guerra si trasferisce prima a Genova, e poi a Parigi, dove assimila a pieno le correnti e le suggestioni europee. Nel 1920 partecipa alla XII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dove sarà presente anche nel 1924, ma è solo nell’edizione del 1926 che la sua opera si impone alla critica, grazie al giudizio positivo del critico francese  Emile Bernard (pittore e biografo di Cèzanne) che segnalò Ugo Celada come unico tra gli italiani partecipanti, scatenando l’invidia tra i suoi colleghi.

Negli anni ’20 e all’inizio dei ’30 espone alle Biennali d’Arte di Venezia e alla Permanente di Milano ed è inserito nel circuito dell’arte contemporanea da cui però in seguito si allontana definitivamente. Émile Bernard definisce Celada l’artista italiano migliore dei suoi tempi, facendo riferimento a quel Nudo disteso del 1926 che oggi risulta disperso, il “Capolavoro Perduto” che rappresenta l’apice del suo successo d’esordio.

Dopo il ritorno dal soggiorno a Parigi, le mostre si susseguono numerose, dalla Quadriennale di Torino nel 1928 alla Permanente di Milano. Nel 1929 sposa Teresa Berniera la quale gli darà una figlia, Maria Grazia.

Nel 1930 espone alla Galleria Samadei insieme a molti rappresentanti del movimento “Novecento“.

Ma è nel 1931 che avviene la rottura, firmando un manifesto antinovecentista, nel quale attacca il monopolio della cultura di regime. Viene emarginato, e mai più invitato alle grandi esposizioni pubbliche. Divenendo, nei fatti, uno dei pochi artisti di successo a non essere compromessi con la cultura fascista e con la sua celebrazione.

In un autoritratto degli anni ’30 Celada si rappresenta di tre quarti, con un pennello in mano e un manichino poggiato sul tavolo in un palese omaggio a Giorgio De Chirico, considerato da lui l’unico dei contemporanei che abbia saputo padroneggiare gli strumenti dell’arte.

Ugo Celada si chiude di fatto in se stesso, vivendo grazie a importanti commesse della borghesia milanese, che lo adora. Con il dolore, nel 1943 in seguito ad un’incursione area, di vedere la distruzione del suo studio a Piazza 5 giornate,  e la scomparsa di molte delle sue opere degli anni ’30 e ’40, oggi tra le più rare.
Si trasferisce a Varese e nel 1959 organizza presso la Galleria Cairola di Milano la Prima Mostra del Movimento dei Pittori Oggettivisti.
Morirà a Varese nel 1995, centenario (ma le sue ultime opere risalgono agli inizi degli anni ’70). Solo 10 anni dopo la sua morte inizierà la riscoperta e la celebrazione per il suo straordinario talento. Il comune di Cerese di Virgilio gli ha dedicato un museo. E’ presente presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

La sua vita sarà lunghissima, esattamente 100 anni, attraversando tutto il secolo breve, dal mondo agrario alle soglie della rivoluzione digitale, e di tutto questo nei suoi dipinti non c’è traccia, sembra che niente riesca a turbarlo, un esempio di resilienza ante litteram. L’arte di Celada è classica, espressione pura del realismo che proprio all’inizio del 900 ebbe il suo periodo di massimo splendore. Debitore della tradizione figurativa lombarda, egli ricercava in tutto un canone del bello, non una bellezza reale ma rappresentazioni idealistiche. Predilige sempre una oggettivazione dei soggetti per meglio far trasparire la qualità della pittura, nel suo lato più manuale ed artigianale, e questo è evidente nei ritratti, che sembrano tutti apparentemente uguali, senza connotazioni psicologiche, pur essendo tutti diversi.

È solo nel 1985 che la sua figura viene riscoperta, grazie a Flavio Caroli, che a lui dedica un illuminante saggio che non avrà però seguito nelle successive antologie e mostre dedicate all’arte del primo Novecento.

Ecco i due bei dipinti di Ugo Celada che potete trovare nella nostra galleria, due nature morte in cui il colore prevale sulle forme e diventa lui stesso soggetto.

Siamo sempre interessati all’acquisto dei dipinti del maestro, potete contattarmi al 349 6410654 e negozio@demunariantiquariato.com.