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Miro Gasparello: torna a Vicenza il dipinto con violinista

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Miro Gasparello: torna a Vicenza il dipinto con violinista

Quanta soddisfazione nel riportare a Vicenza un quadro del grande pittore vicentino Miro Gasparello, che nei fugaci anni di attività, ha lasciato un segno indelebile nella produzione artistica vicentina.

L’opera “Violinista” del 1913, un olio su tela che misura h 200 x l 80 cm ed è corredato della sua cornice originale, sarà visibile da giovedì 14 luglio prossimo presso De Munari Antiquariato in contrà Vescovado 13 a Vicenza.

Il dipinto raffigurante un’elegante figura maschile in smoking che tiene, appoggiato alla gamba, un violino, è l’esaltazione dell’Artista, che si staglia, nella sua elegante tenuta da sera, su un vivace sfondo arancio.

Documenta ulteriormente l’inclinazione di Gasparello per i grandi ritratti, che fossero o ritratti di famiglia o di amici intimi, dove la sua produzione si realizza pienamente acquistando la sua peculiare caratteristica stilistica e distaccandosi dalla maniera in voga in quel periodo.

Il tutto ha inizio con il ritratto a Ida Vicentini, nel quale Gasparello riesce a esprimere una fiorente giovinezza e un felice spirito libero. Se fu un grande e non un grandissimo questo lo dobbiamo al pochissimo tempo nel quale operò.

 

Wladimiro Gasparello nato a Vicenza il 23.4.1891, pittore artista e sottotenente del 2° Regg. Granatieri, muore per malattia il 31.7.1916 durante la prigionia in Serbia (decorato della Medaglia d’argento).

La vicenda di Miro Gasparello, attiva e impegnata in attività pratiche e culturali, si intreccia con la storia di Vicenza e quella della piccola e media borghesia a cui lui apparteneva, lungo i dieci anni precedenti il primo conflitto mondiale. Nelle sue opere ritroviamo i segni di quel tempo, i personaggi, la loro condizione, gli avvenimenti nei quali furono coinvolti, certezze e incertezze, confusioni e contraddizioni, il tutto pervaso dall’inebriante stagione della giovinezza che, come in sottotraccia, vivacizza e rende fervidi.

Frequenta le biennali veneziane dalle quali ricava ispirazioni, si immerge nel futurismo grazie alla letteratura e a Palazzeschi. Approda alle rive del “fauvismo” giungendovi da Zandomeneghi e il suo ispirarsi a Boldini gli deriva dal conoscere, tramite le Biennali, Lino Selvatico, Amisani, Pomepeo Mariani, Alciati e Felice Castegnaro. Ma il suo Boldini è più sonoro e corposo perché c’è Ettore Tito e il “fauvismo” in lui è influenzato dal Previati mentre il suo “futurismo” da Guido Marussig. Dudovich lo inizia alla “secessione viennese” e nel suo periodo finale mette a frutto gli elementi della “scuola di Burano”[1]. È un costante arricchimento culturale per un giovane come lui, che ovviamente non subirà l’invecchiamento di chi uscì dal periodo della guerra con tutta la retorica e la chiusura conseguente. Miro Gasparello fu un grande pittore costretto dal destino a maturare solo la sua splendida giovinezza.

La sua fisionomia inconfondibile consisteva nel vedere le cose attraverso le numerose correnti artistiche che in lui raggiunsero accenti raffinati, coniugandoli però sempre con il suo modo intenso e fresco di operare. In quei brevi anni, fu sempre alla ricerca di sé stesso e tentò varie strade e vari modi di fare, spinto ora dall’amore per questo o quel maestro, poi dalle sperimentazioni di moda, e infine dal tipo di commissioni, che richiedevano il bel ritratto. Ebbe un suo pubblico che si tenne ben strette le sue opere, che le conservò con geloso affetto e le tenne perfino nascoste per anni e anni[2].

 

Dott. Edoardo De Munari

per De Munari Antiquariato e 900 – Contrà Vescovado 13 a Vicenza www.demunariantiquariato.com

[1] Cfr. Barioli G. in “Miro Gasparello” catalogo della mostra a Palazzo Chiericati, Vicenza, Officina Grafiche STA, 1974, pp. 14-15

[2] Ibidem