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L’Ottocento e la Ceramica Popolare – i Piatti Popolari

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L’Ottocento e la Ceramica Popolare – i Piatti Popolari

Le profonde trasformazioni storiche e il clima d’incertezza e la difficoltà politico –economica che si instaura in Europa e nella nostra penisola tra fine XVIII e inizio XIX secolo, hanno ripercussioni anche nel settore produttivo della ceramica, che mira a raggiungere una fascia di mercato più ampia e di esigenze modeste.

Prodotto tipico dell’artigianato industriale dell’Ottocento è il piatto popolare che risponde alla grave crisi che coinvolge l’intero mercato italiano, sopraffatto dall’invasione delle terraglie inglesi offerte a bassi costi rispetto alle maioliche e alle porcellane e dal crollo della Repubblica Veneta, e dal conseguente tracollo della nobiltà. Il piatto popolare viene creato con l’unico scopo di essere utile, pratico, semplice nella forma e piacevole nel decoro.

Mascherine usate dai decoratori novesi per le ceramiche popolari dalla metà del XIX secolo.

Spugnette usate dai decoratori novesi per le bordature dei piatti dalla metà del XIX secolo.

La storia del piatto popolare ha origine dalle ricette per la composizione della terraglia ottimizzate e introdotte nella produzione da Giovanni Maria Baccin nel 1786. In quella data egli ottenne dai Cinque Savi alla Mercanzia della Serenissima Repubblica l’esclusiva per la fabbricazione della terraglia per un periodo di 15 anni. La composizione della pasta adottata dal Baccin è trascritta nel Libro dei Segreti di Giovanni Maria Cecchetto, alla voce Secreto per la terraglia datomi dal Prozio Gianmaria Baccin, e prevede la presenza di marmorina, un quarzo locale, del caolino del Tretto, paese poco lontano da Schio, del gesso di Verona o di Asiago, della feccia per ottenere la vetrina, del saldame, una sabbia silicea che proveniva dalle colline di Marostica, e dell’ossido di piombo.

In un primo periodo i colori impiegati sono quelli usati nel Settecento per la maiolica, “dalle tonalità calde, contenute, ed a base di terre minerali (ocra e terra rossa), oppure di ossidi di ferro, rame, manganese, antimonio e cobalto.” Sui piatti popolari sono rappresentati soggetti religiosi, come ad esempio le figure di Profeti, i mesi dell’anno, gli animali da cortile, soggetti storici, figure di dame e cavalieri.

Per accelerare i ritmi di produzione, adottarono una pittura veloce, utilizzando lo spolvero, che prevede l’uso di una disegno traforato nel contorno dai cui forellini fuoriesce la polvere scura che traccia la sagoma sulla superficie da dipingere.

Furono utilizzate anche le mascherine, cartoncini con sagoma ritagliata all’interno, da appoggiare sulla superficie per facilitare la pittura, le spugnette bruciate al fuoco e utilizzate come stampini per decorare la tesa del piatto, o i pizzi imbevuti di colori e appoggiati sulla tesa dei piatti per lasciare la loro impronta.

Fonte: https://www.museonove.it/ceramica-popolare/